A proposito di luna.


A proposito di luna.
Non so se ci avete fatto caso. Io sì, ma può darsi che mi sbagli, che sia solo un'idea campata in aria (è proprio il caso di dirlo). Questa mania di stare in sospeso, ovunque sia, purché con i piedi lontani dalla terra. Il che potrebbe anche essere comprensibile. Basta guardarsi intorno per aver voglia di prendere la prima astronave che passa (anche della Sita va benissimo) e salpare verso le lune di Saturno.
Già: le lune. Come la luna evocata dal suggestivo ponte tibetano di Sasso di Castalda. Costruito per soddisfare la mania di questi camminatori dell'aria che si ostinano a disconoscere la legge di gravità, come esseri a mezza strada tra il cielo e la terra, semidei alla Moccia, eterni Icaro in cerca del selfie che desti l'invidia dei poveracci rimasti sulla crosta fangosa del mondo.
Ma quei piedi, per quanto restino in aria, sempre a terra dovran tornare. E questa legge smaschera ogni velleità, ogni illusione. Del resto, a proposito di Luna, già Leopardi lo aveva mirabilmente rilevato: "[...] E tu pendevi allor su quella selva / Siccome or fai, che tutta la rischiari. / Ma nebuloso e tremulo dal pianto / Che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci / Il tuo volto apparia, che travagliosa / Era mia vita: ed è, nè cangia stile, / O mia diletta luna".
Luna quanto volete. Ma travagliosa era mia vita, ed è, nè cangia stile. Hai voglia a percorrere ponti sospesi.

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